Danza. Antonella Bertoni in Try ripesca innocenza e dialogo con il proprio corpo.
Emerge un'aura di interiore integrità, sintesi di silenzio zen e calore mediterraneo.

di Leonardo Filaseta

Al Crt dal 28.10 per 3 gremitissime serate è andato in scena l'ultimo lavoro della coppia d'arte Michele Abbondanza-Antonella Bertoni: l'assolo per lei Try. Dunque try, prova, tenta l'impossibile, un po' la sigla della ricerca della Compagnia da un ventennio: ci ha rinnovato il profumo dell'alta  tensione spirituale che sostanzia le loro pièces.  Appena in scena ferma per due lunghi minuti ipnotizza sciamanicamente il pubblico, di poi incanta per il modo disarmante di farsi centro creaturale alla scoperta del miracolo del proprio corpo. Danza senza musica in silenzio totale con minimi movimenti. Silenzio e tensione corporea in comunicazione con lo spazio - l'aura! - che ci avvinghiamo. Molto lento, pacifico e alimentare: fa ruscellare con sovrana naturalezza - naturalezza conquistata con la maturità - il suo prendere casa nello spazio. Una serafica densa scrittura spaziale di piedi, gambe, mani, braccia, tronco e testa. nel secondo tempo coprendosi il volto con i lunghi capelli fluenti intensifica la ricerca a dialogo con la geografia del proprio corpo e delle sue potenzialità espressive (corpo totale, non solo volto). E' anche emblema coreografico di Michele e Antonella del tendere (try) a fondare un nuovo affluente al gran fiume della danza: l'io che si riappacifica con lo strumento corporeo, proteso verso una sintesi umana e più che umana.

Due picchi, uno per tempo. Nel primo lei trova una posa fiabesca imperniandosi a terra e bilanciandosi solo sulla schiena e denudandosi a maggiore libertà: diventa una pianta radicata e con i suoi tentacoli e le sue costole, sempre delicatamente, colloquia con l'aria intorno. E, deliziosa bambina, gioca con i suoi muscoli palpitanti, vive la prima alba del mondo: l'incantesimo dei propi organi in espansione, in efflorescenza: "osserva il giorno che nasce!/E' un giorno di vita,/vita verace della tua vita". Nel secondo punto apicale si incardina sul perno di un solo piede a danza-volo: sì, come il dio Visnù (d'altronde i nostri si sono sempre nutriti di visione indù e zen, tesi a gettare un unificante pone Est-Ovest). Si libera nell'avventura con l'altro arto verso forme trasvolanti da fenicottero o pose struggevolmente evocative da discobolo. Emerge mirabile - per lei agente e per noi sul limite della trance coinvolgente - la gioia dell'autosuperamento, di andare oltre i propri limiti. Ci alita con il suo corpo asciutto ed essenziale un soffio di zefiro mediterraneo, un pizzico di armonia classica. E' la sintesi intensamente espressiva della coreografia rigorosa e fantastica di Michele - a sua volta agganciata al patrocinio di immagini confluenti da una assialità di impronta greca e da una visione distaccata orientale - con la malleabilità psicofisica di Antonella. Lui felice a scolpire corpi viventi e lei in letizia lasciare il suo corpo spalmarsi in pose stupefacenti, impossibili.

Un neoumanesimo tutto italiano nel decoro e nel composto sentire quasi sacrale con confluenza delle due visioni classica e orientale in una: vedasi il silenzio fervido avvolgente che appare non solo nell'inizio immobile ma anche nei primordiali gesti di bere, mangiare la mela, pettinarsi: gesti lentissimi, ma che sono assorbiti in un linguaggio pacatissimo, solare, mediterraneo. In un corpo minuto al servizio di una semplicità "manzoniana" si diluisce la sua fervida tensione. Grandezza del respiro naturale: identifica il profondo sé in un sé migliore. Sintesi di azione ed energia spirituale, danza e yoga. Seria, solenne felicità fisica di raccontare. Racconto teso all'armonia unitaria del sé come paradigma dell'umanità. Sé teso a guardare dentro di sé.

Il vostro (di te e di Michele) impegno è di aprire nuovi orizzonti al linguaggio della danza, sovvertendo ogni sicurezza di scuola. Si percepisce il compito di lacerazione e scardinamento degli equilibri precedenti. Dall'immettersi nel vuoto sortisce con energia inventiva un nuovo virgulto dal grande albero della danza (esploso nell'ultimo mezzo secolo sul punto di diventare l'arte rappresentativa del XXI secolo): un calore esplorativo del proprio mirabile strumento corporeo e sfida con esso, emblema della ricerca della pace con sé, il mondo e Dio. Ci lasciate sempre stregati in un'aura abbagliante.

In particolare con Try, tu Antonella, ci hai inondato di fiera beatitudine e colmati di integrità interiore. I sensibili spettatori si sprofondano in un raro battimano-festa di vita: fervido reverente grazie al tuo innico e liberante procedere. Vai sempre oltre, excelsior, nel tuo cammino poetico ("l'oggi ben vissuto, tramuta/l'ieri in un sogno felice,/il domani in speranza sorgente"), a raccontarci altre facce - schegge della storia dell'umano, meglio della tua storia immolata a testimoniare la metafora del bello e del vero.

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