coreografia
MICHELE ABBONDANZA
con
ANTONELLA BERTONI E MICHELE ABBONDANZA
immagini
LUCIO DIANA
luci
CARLO MELONI
assistente alla coreografia
ANTONELLA BERTONI
consulenza drammaturgica
PAOLO DALLA SEGA
organizzazione
BARBARA BONINSEGNA
produzione
IL GAVIALE s.c.a.r.l.
per
DRODESERA FESTIVAL
CENTRO SERVIZI CULTURALI S.CHIARA
durata 60' - anno di creazione 1991
Quando il tempo subisce straordinarie frizioni, declinandosi nelle forme concentrate ed elette della comunicazione vitale, lo spazio ne segue le cadenze intonando analoghe figure, componendosi per segni estremi e di stupefacente densità.
Dalla terra e dalla memoria viene Terramara, e subito proietta il suo dire e il suo agire negli specchi del cielo e del tempo nuovo. Ma la proiezione è movimento e ripiegamento, sguardo e riguardo verso l'attualità del vivere, il presente subito compiuto e trascorso. E il vivere, ancora,
sceglie elezioni e astrazioni nel cercare due interpreti assoluti, in grado di estendersi a più "ruoli" e valori oppure di specificarsi in protagonisti narrativi.
Sopra il terrazzo, il terrapieno tra cielo e terra, un uomo e una donna sono custodi del rito generativo, del ciclo creativo della nature che congiunge il prima e il dopo e attraversa lo spazio rendendolo unico. Volte celesti e terrestri si toccano seguendo linee verticali tra sfere e sfere, nel definire un cosmo primordiale o minori suggestioni, sempre nel segno della natura e delle sue manifestazioni. Frutti e alberi, gli oggetti del "dare la vita": creature di creature, vite di altre vite in una moltiplicazione che è atto di amore e lavoro.
E' amore di amanti e filiale, materno e paterno, fratellanza: si ama la vita e il suo fluire in armonia screziata - l'uno la vita dell'altra, e viceversa - e amando la si produce. Ed è lavoro, trasformazione di corpi in altri corpi mediante strumenti e movimenti.
I movimenti si dirigono in disegni coreografici, racconti astratti che spesso ricorrono a evocazioni di altro spessore e nitore: gli attrezzi, i versi, i colori, i toni. Le voci delle etnie e delle tradizioni o d'altra parte della classicità più lucida e naturalmente limpida si dispongono in un catalogo universale dei suoni dell'uomo: oltre le singole culture, i confini tra paesi e regioni, è di nuovo
l'eco della terra di questo mondo, ad esprimere una pregnanza di esperienze della memoria che riesce a portare la poesia del tempo in questa drammaturgia di movimenti, scene e sculture.
E' un carico anche doloroso, laddove la testimonianza del tempo si intende come memoria scomparsa, recuperabile solo attraverso simboli e segnali. Perché il tempo è anche il tempo perduto, che torna su ciò che rimane e di volta in volta lo confonde, lo trasgredisce, eppure lo vitalizza nei discorsi mitici dell'eterno ritorno.
La vita non si interrompe, forse, ma ogni apice è anche un trapasso che si vive, sempre perdendo qualcosa o qualche traccia. Ogni parola, ogni racconto davvero nuovo riparte da qui, dal quando e dal dove di queste cadute.
Paolo Dalla Sega
Emilio Guariglia, “Alto Adige”, luglio 1995
Michele Abbondanza è tra le presenze più importanti - per qualità espressive, intelligenza estetica, energia spettacolare, originalità creativa - del teatro danza in Italia. Spettacolo trascinante (moltissimi gli applausi a scena aperta e inarrestabile il saluto finale), Spartacus diverte con le filastrocche, i giocolieri ... Con Michele Abbondanza ci si trova ogni volta a riflettere sulle formidabili potenzialità del teatro danza, di questa forma di spettacolo malgrado tutto ancora poco nota ... Riusciranno Michele e Antonella a continuare a lavorare in Italia? Ci si augura proprio di sì: intanto Spartacus pare che continui a trasmettere energia anche solo al ricordo, caldo intreccio di bravura, pensiero e divertimento.
Valeria Ottolenghi, “Gazzetta di Parma”, agosto 1995
L’uomo cavallo (o leone, o elefante), lo spezzacatene, la donna serpente o l’odalisca goffamente sensuale (oltre al bravissimo e simpatico Abbondanza, eccellenti le prestazioni della Bertoni e della Pedrotti) alludono e praticano, col vigore esplicito della fisicità e del ritmo, la dimensione della trasformazione e del fantastico (forse) possibile nel dì che più non c’è da parte degli “artisti sotto la tenda del circo perplessi“.
Pasquale Bellini, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 25 ottobre 1997
Michele Abbondanza con il suo Spartacus, ha regalato al pubblico sessanta minuti di sorrisi, evocando l’atmosfera di uno sgangherato circo, che si porta dietro le inevitabili sensazioni di tristezza e malinconia. Tutti bravi, perché non è esercizio facile coniugare la leggerezza con il rigore tecnico che accontenti anche i palati più fini. Il pubblico l’ha capito, apprezzando l’ironia e la padronanza del palcoscenico di questo trio che ha fornito una prestazione di notevole energia interpretativa.
L.C., “L’Unione Sarda”, ottobre 1995
Spartacus, piccolo circo con orchestrina kletzmer. C’è tutto ciò che ci vuole, in chiave anni Trenta al sapore post-modern: cavallini, contorsionisti, clown e acrobati; e tutto e fatto con ritmo perfetto, con talento, sorrisi e bellezza. Chissà perché in Italia corriamo dietro a Cortés o a Parson.
Elisa Vaccarino, “Il Giorno”, agosto 1996
Ci siamo imbattuti in uno spettacolo vero e proprio: Spartacus. Sin dall’inizio si sa dove si è capitati e il divertimento sarà ancora più grande, nel corso dello spettacolo. Lo spettacolo è irrorato di invenzioni continue, è una satira garbata, spiritosissima, del circo ... Michele Abbondanza, figura straordinaria, è il danzatore più atletico del nostro teatro-danza. ... non si può fare a meno di ammirare la statura di perfetto pallavolista, con in più l’armonia, il ritmo, la grazia maschile dinoccolata del danzatore moderno, bravissimo oltre che simpatico...Artisti squisiti, non c’è bisogno di andarseli a cercare fuori, li abbiamo in casa, a portata di mano, rivelazioni di un grande teatro dell’illusione fantasioso, pirotecnico.
Alberto Testa, “La Repubblica”, agosto 1996
Tre artisti nell’accezione più ampia: Abbondanza meraviglioso e fragile guitto con le sue partner insostituibili, Antonella Bertoni e MariaTullia Pedrotti, offre i suoi improbabili numeri di piazza in piazza, pago di un sorriso e di un applauso.
Aurora Marsotto, “Il sole 24 Ore”, 1 novembre 1998
I tre danzatori sono eccezionali nella loro interpretazione e ci fanno amare ogni personaggio che volteggia davanti ai nostri occhi in una girandola di colori e trovate che vorremmo non finisse mai.
Silvia Massimino, “Sipario”, gennaio-febbraio 1999
Ritmate dalle melodie tzigane di musicisti vestiti a festa, le corografie del trio esplorano la contorsione dei corpi trasportati in una sarabanda lirica. ... Le componenti tradizionali del circo passano al mulinello di una fantasia che assomiglia molto a quella del cinema muto degli anni Venti.
Edwige Audibert, “Libération”, 3 agosto 2000
ITALIA
1991. Teatro Auditorium - C.S.C. S. Chiara - Trento; Teatro Trianon - Roma; Drodesera Festival - Dro (TN); Festival Inteatro - Polverigi - Ancona; Teatro Ariosto - Reggio Emilia; Haus der Kultur – Bolzano.
1992. Teatro San Gimignano - Modena; I.T.C.- San Lazzaro (BO); Teatro Portaromana - Milano; Castello Malcesine - Varese; Solstizio d’Estate – Mezzocorona (TN); Teatro Sociale - Udine; Fontemaggiore - Perugia; Teatro Comunale - Casalmaggiore (CR).
1993. Amici della Musica - Trapani; Cascina – Milzanello (BS).
1994. Casa della Comunità – Nago (TN).
1995. Teatro Civico - La Spezia.
1997. Palazzo Marino - Milano; Haus Der Kultur - Bolzano.
ESTERO
1992. Théâtre de L’Agora – Evry (Parigi) Francia; Festival Tanec – Praha (Cecoslovacchia); Fundaçao Gulbenkian – Lisbona (Portogallo); Ernst-Beyer-Haus – Lipsia (Germania).
1994. Théâtre de Cherbourg – Cherbourg (Francia).
1996. Palazzo del Cinema - Cannes (Francia).