Black lights

idea, regia/coreografia e interpretazione Andrea Baldassarri e Tommaso Monza

produzione NatiScalzi DT, Compagnia Abbondanza/Bertoni

con il sostegno di Teatro due Mondi (Faenza), Circuito del bando Cura 2017:

Residenza Idra (Brescia), Teatri di Vita (Bologna) e Stalker Teatro (Torino)

 

durata 60 min.

genere teatro – danza – video

musiche composizione elettronica originale – S. Prokofiev – Ezio Bosso

riferimenti letterari Omero, Odissea – E. Gadda, La cognizione del dolore – W. Shire, Home

riferimenti visivi Mario Giacomelli – Joseph Koudelka

testi originali ispirati dai racconti diretti di immigrati e migranti presenti in Italia incontrati in diversi centri.

 

[ vincitore del Premio Miti Contemporanei Reggio Calabria ]

 

Link:

https://www.natiscalzidt.it/ita/creazioni/black-lights-il-viaggio/

L’indeterminazione e l’ambiguità del tragico viaggio.

È il concetto di indefinito e di non definibile. L’indistinto è il punto di arrivo: individuare, sfocare, nascondere per rivelare di più.

Si utilizza una tavolozza desaturata che propone le sfumature dal bianco al nero, una tela da prendere come viene posta, accoglierla con compassione o da ricolorare accentuando e mettendo a fuoco alcuni punti precisi.

Il controluce assordante di Black Lights è metafora del viaggio del migrante: non lo conosciamo, lo ipotizziamo, lo mitizziamo.

Eppure una cosa emerge chiara dall’ombra: il senso dell’umanità e della tragedia che la migrazione porta con sé.

 

Nel viaggio fra luce e buio i due corpi vengono scoperti, ridisegnati in un’astrazione che non appartiene alla loro fisicità. I corpi sono snaturati in una radiografia che fa perdere fisionomia ma rivela qualcosa di più intimo e più profondo. Si vede ciò che si vuole immaginare, o non si vede ciò che c’è. Lo spettatore modella le forme e permette una rilettura emotiva del visibile – o del non visibile.

In questa ambiguità la silhouette diventa uno spazio che può contenere un’immagine o può essere un buco nero indefinito. Rassicurazione o spavento, incertezza o chiarezza, verità o falsità si trovano nel gioco fra luce ed ombra.

 

Il contrappunto di personaggi estranianti, legati ad una quotidianità amplificata, si pone come uno sguardo cinico, provocatorio, disarmante o come lente di un realismo sconcertante.

In modo schizofrenico si sposta violentemente il focus ed il percorso emotivo dello spettatore e solo alla fine si troverà la coesione.

 

È l’uomo e ciò con cui si relaziona. È l’uomo nel suo andare.

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