C'è vita su Venere

di
MICHELE ABBONDANZA e ANTONELLA BERTONI

con
ANTONELLA BERTONI

luci
ANDREA GENTILI

elaborazioni sonore
ORLANDO CAINELLI

maschera e oggetti di scena
NADEZHDA SIMENOVA 

abito
CHIARA DEFANT

organizzazione, strategia e sviluppo
DALIA MACII

amministrazione e coordinamento
FRANCESCA LEONELLI

ufficio stampa
SUSANNA CALDONAZZI

comunicazione
FRANCESCA VENEZIA

foto
TOBIA ABBONDANZA

Note di regia

 

In prossimità della propria morte la Fenice costruisce il nido: lì essa brucia completamente e dalle sue ceneri genera l’uovo nuovo.

 

“Il cigno” di Saint-Saëns (anche Zeus dovette trasformarsi in cigno per arrivare a fecondare l’uovo di Leda) genera qui un amato uovo di gallina. 

 

Il conseguente festoso entusiasmo si declina in una consumistica esplosione rosa, che confluisce in un esaurimento e svuotamento del personaggio, esausto e circondato dai resti del suo agire.

 

Rimane solamente l’interprete abbandonata sotto il costume: è il tempo dello svelamento, di rivelare la possibile fragilità di chi si nasconde dietro a una maschera, dietro a un velo ed anche dietro al suo stesso viso. Per vedere chi la sta guardando e giudicare chi la sta giudicando.

 

Si innesta così l’ultima metamorfosi in creatura con stampelle, quadrupede espiatorio (capro?) o meraviglioso ed enigmatico  ippogrifo, che lentamente si allontana, solitario passeggiatore tra passate rovine.

 

MICHELE ABBONDANZA

 

Da molto ero lontana dalla scena, (esiti pandemici a parte) in timido ascolto e rispetto delle trasformazioni che l’etaÌ€ scava nel corpo.

Anni passanti in cui esitavo a compiere il passo di fare dei passi per compiere un passaggio: mostrarmi.

Allora forse proprio il momento speciale che stiamo vivendo mi ha spinto, come istintivamente, a ri-addentrarmi in una pratica che ben conosco e che pur sento nuova. Una pratica fisica e non, che si eÌ€ rivelata subito sensibile ad una vocazione che ritornava in me primaria: desiderare il momento dell’incontro, del “muovermi” e del fare teatro.

E facendolo non ho potuto prescindere da un segno fortemente personale: persona, cioeÌ€ letteralmente “la maschera di un personaggio (attore)”, che ho tentato e non so ancora se vanamente, di scalzarmi dal viso.

CosiÌ€ sono approdata su di un altro pianeta, trovandoci un’infinitaÌ€ di vita e di altre vite. Di tutte sarebbe valsa la pena raccontare e danzare i contorni: ne ho attraversate solo e curiosamente alcune convinta che nessuna donna eÌ€ “ogni donna”. L’ho fatto con la forma che mi ha dato e mi da questo tempo presente: d’argento, di quercia e di Venere.

Questo mio stare, questo mio essere eÌ€ l’unico modo in cui sento svanire un po’ l’effimero che ci sopisce.

 

ANTONELLA BERTONI

 

Enrico Pastore, <<paneacquaculture>>

Fisiko! Tra ricerca dell’identità e affermazione dell’alterità – Parte prima


"Straordinaria Antonella Bertoni restituisce una raffinatissima ricerca concettuale, nella micropartitura del corpo, tessuta di movenze, scatti repentini, ammiccamenti e rivoluzionarie agnizioni."

W come...Viva le donne s'alza un'araba fenice nel segno della danza

Giovanna Caggeggi, <<La Sicilia>> 9 novembre 2022


"La sua maturità in scena pare quasi portare a un nuovo statuto del femminile, capace di riprogrammare e riprogrammarsi in un nuovo poetico, fatto di sequenze gestuali ora soavi ora bestiali, ma sempre dotato di una capacità di calamitare lo sguardo dello spettatore che da quei gesti non si stacca mai con lo sguardo. (...) 

Il gioco con lo stereotipo femminile è leggibile in più circostanze e crea uno spazio caustico di pensiero, capace anche di suscitare la reazione dello spettatore più sensibile alle tematiche di genere, interrogandolo sul confine fra provocazione sul femminile oggi e sul senso del tempo come agente modificante del poetico nella rappresentazione. (..) "

Corpo e Anima: il focus Resistere e Creare apre la stagione della danza a Genova

Renzo Francabandera, <<Paneacquaculture>> ottobre 2023

Rispondo al richiamo di Federica Maestri e Francesco Pititto, direttori artistici di LENZ Fondazione e del Festival Natura Dèi Teatri, senza “sforzo”.

Il tema è provocante, lontano, eppure presente. Curiosamente in un tempo in cui esito a compiere il passo di fare dei passi (mostrarmi), ho accettato.

Che “sforzo”.  

Forse nella differenza, che vorrei evidenziare, tra anatomia e un senso più soggettivo del fisico femminile, magari mi maschererò. Si dice che l’universo sia opera di un padre; vorrei che qui assomigliasse piuttosto a tutte le madri.

In attesa dei momenti di grazia, già so che il gesto sarà per sua natura “inattuale”, fuori tempo e fuori moda.
Perché..?  
Perché ho l’età dell’argento, della quercia e di Venere e dura sarà darla a intendere ad altre piante e metalli, forse di altri pianeti. 

 

Sono qui tutta intera.
Mammifero agèe,
lento,
dal fare annodato, 
che sa di incastro.
Sola e doppia,
immobile come l’acqua di un torrente che trema, sempre.


(Antonella Bertoni)

2021 - Lenz Teatro - Natura dei Teatri - Parma
2022 - Arena del Sole - Rassegna Carne - Bologna
2022 - Ex Ceramica Vaccari - Fisiko Festival - Santo Stefano di Magra (La Spezia)

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