La parola di marzo / CANALE

L’etimologia della parola stessa: dal latino “canalis”, derivato di “canna”, ci aiuta a capire cosa potrebbe essere successo al novello Schettino, comandante della nave taiwanese, messasi di traverso come un embolo in un cervello già troppo intasato e rischiando il collasso dell’intera struttura.

Ancor oggi potrebbe capitarti zappingando (canali radio-tv) di sentire “I giardini di marzo”, dove Battisti-Mogol ci chiedevano: “Che anno è? Che giorno è?" E intanto “Il carretto passava e quell’uomo…" non lo incagliava.

Vuoi vedere che i canali cioè i luoghi del passaggio (persone, merci, informazioni), nella loro apparente e sterile geometria, da Suez al pianerottolo del vicino, dal macro al micro, sono da annoverare tra i veri luoghi del confronto e della condivisione dello scibile umano? Insomma i veri luoghi del succedere della vita? E, ancora, vista in quest’ottica, potremmo ritenere la nostra parola “canale”, la cartina tornasole del reale funzionamento o meno di una “relazione”, intesa come confronto tra due entità? Vi dicono qualcosa le espressioni canale di relazione, trovare i canali giusti? Visto il patatrac che succede quando un “collegamento” smette di funzionare, la risposta affermativa non può dare che conferma alla retorica della domanda.

La scienza medica ci spiega che fin dalla prima nostra comparsa abbiamo sempre viaggiato attraverso condotti, tube (Falloppio), funicoli spermatici (Funiculì funiculà e cioè la funicolare che portava sul Vesuvio, altro canale di collegamento); inoltre attraverso altre condutture, tube di Eustachio, abbiamo imparato ad ascoltare i canali anche come gamma di frequenze, scoprendo dentro quell’unica parola: “Canale”, sempre ulteriori significati.

D’altronde, quando stringiamo la mano a un’altra persona, possiamo intendere il braccio come un canale (si dice “braccio di mare” proprio per indicare un canale naturale, un passaggio) e i terminali, mani e polpastrelli, come trait d’union di quel ponte tra esistenze. E mentre avviene l’incontro è proprio là dove finiamo che mettiamo in atto la nostra eccellenza (“L’uomo è intelligente perché ha le mani”, Anassagora).

Ma ecco cosa succede quando si contravviene a ciò, tradendo il “tutto si tiene e si somiglia”: Chiglia e sabbia, della Ever Given (nomen omen “Mai data”…una situazione simile), si sono incontrate scontrandosi, anziché incontrarsi ignorandosi. In fondo il dilemma è sempre lo stesso: “Cambiamo canale o spegniamo?”. Forse è meglio restare accesi anche perché così potremmo imbatterci (ma allora è un tormentone…), ancora in futuri più ventilati e meno sabbiati Giardini di marzo:“…L’universo trova spazio dentro me ma il coraggio di vivere quello, ancora non c’è”.

Con saggezza partenopea De Crescenzo paragonava infatti gioventù, maturità e vecchiaia ai tre momenti di rivoluzione, riflessione e televisione.

Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali.

MA

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