Femina

di MICHELE ABBONDANZA e ANTONELLA BERTONI

coreografia ANTONELLA BERTONI 

con SARA CAVALIERI, ELEONORA CHIOCCHINI, VALENTINA DAL MAS, LUDOVICA MESSINA POERIO

disegno luci ANDREA GENTILI

direzione tecnica CLAUDIO MODUGNO

musiche DYSNOMIA - DAWN OF MIDI

audio editing ORLANDO CAINELLI

organizzazione, strategia e sviluppo DALIA MACII

amministrazione e coordinamento FRANCESCA LEONELLI

comunicazione e ufficio stampa FRANCESCA VENEZIA

produzione COMPAGNIA ABBONDANZA/BERTONI

con il sostegno di MiC - Ministero della Cultura, Provincia Autonoma di Trento, Comune di Rovereto, Fondazione Cassa di Risparmio Trento e Rovereto 

si ringraziano Danio Manfredini, Marco Dalpane, Lucio Diana, Nadezhda Simenova

 

Spettacolo finalista Premio Ubu 2023 nella categoria "Miglior spettacolo di danza"

Giuseppe Distefano, << DANZA&DANZA >>  settembre 2023

"Acuta osservatrice della realtà, nella sua nuova coreografia il cui titolo, Femina è un dichiarato omaggio alla donna (...) stupisce ancora Antonella Bertoni col virare, ora, dal gesto lirico al più assoluto rigore formale sviluppando un loop visivo e sonoro che genera, nutre e accompagna il movimento meccanico, pulsante e magnetico (...) Colpisce la scena bianca, sembra di essere dentro un stanza sterile (..)

 

Rossella Battisti, << RumorScena >>  novembre 2023

"..una perlustrazione fitta del femminile, dei modi di porsi davanti al mondo e nell’intimità. (…) Femina è un diario minimo dell’essenza delle donne, costruito con implacabile assemblaggio di tutti quei dettagli che appartengono all’altra metà del cielo, dal sistemarsi le spalline del reggiseno a tirarsi su le calze che scendono. (..) La coreografia di Bertoni però non è mai neutra, anche quando si fa algida: dietro quella collazione di gesti, quell’apparenza robotica da ginnaste di Blade Runner, si avverte un’inquietudine irrisolta."

Femina, ritratto di donna in un mosaico di gesti

 

Corona Perer, << Gionale SENTIRE>> novembre 2023

“una narrazione sulla percezione interna/esterna del femminile. Un vero e proprio omaggio alla donna, o meglio alle angosce al femminile. Le quattro eccezionali giovani, danzano senza sosta e sembrano a volte autoflagellarsi in gesti rituali e meccanici in un autentico loop che ammutolisce per la complessità delle movenze.  Lo spettatore si trova col fiato sospeso, nel pieno stupore.”

Femina. L'ultimo straordinario lavoro di Compagnia Abbondanza Bertoni

 

Francesca Pedroni, << IL MANIFESTO >> ottobre 2024

“Quattro danzatrici con parrucca biondo platino a caschetto, figurine sottili che danzano in frontalità in uno spazio color latte, bamboleggianti come Barbie di perfetta fattura, ma in realtà focose e ribelli nello sbalzo ritmico degli accenti individuali da cui sprizza una irrefrenabile, necessaria attestazione di personalità. Ottimo lavoro anche musicale.

 

Francesco Bettin,  << SIPARIO >> ottobre 2024

"E' lo stesso Michele Abbondanza, (..) nella sua splendida introduzione alla brochure a documentare finemente, razionalmente gli attributi, il pensiero della donna, il flusso ci porta nel gioco dell'identità femminile. (...) La Bertoni fa un ottimo lavoro, concretizza e dà grande dignità alla donna. Una donna che, si sa, è tutto, è l’emblema del nascere e far nascere, del tirarsi su le maniche, del far crescere i figli. Ma anche del suo essere autonoma, uno slancio vitale sempre da conquistare. Ottime le musiche, belli i costumi come la scenografia e tanti gli applausi ricevuti."

FEMINA di Francesco Bettin

 

Pier Paolo Chini, << Modulazioni Temporali >> gennaio 2025

"I movimenti si susseguono, scanditi dalla musica che offre ritmo e punteggiatura. Vediamo donne che sussurrano con il corpo, interrogano, esclamano; se mandano a capo, il più delle volte il nuovo segno inizia da una sola prima di trasmettersi a ciascuna delle altre. […] nel reciproco cercare e cercarsi delle interpreti rimane qualcosa di gioiosamente misterioso, di impronunciabile, pronto a innescare veri e propri cortocircuiti…"

Corpi e cortocircuiti: "Femina" di Abbondanza/Bertoni

Plaudere: captatio benevolentiae o j’accuse?

Al principio fu il battito:

ironico battimano,

cacciatrici a stanare la preda

o inizio di un rituale sabbatico.

Il loop insistente e geometrico

comprime ed obbliga

sostenendo e generando partiture

rigorosamente formali,

lasciando così momentaneamente celata 

dell’animo muliebre l’essenza.

Nello svolgimento dell’azione

scorre una chirurgica

autoflagellazione coreografica

sempre in ascolto 

di un tempo comune e di condivisione.

Contemporaneamente battitrici e battute:

Batti ma ascolta!” (Plutarco)

 

Con un travestimento posticcio 

e movenze minimali 

il flusso ci porta 

nel gioco dell’identità femminile, 

effeminando, maschizzando, disimbambolando le quattro interpreti.

Scorporazione e incorporazione di se stesse e l’altra: 

due poli,

due luoghi fisici

sulle rive opposte dello stesso fiume.

Complici del loro stesso apparire si specchiano l’una nell’altra 

restituendo movenze specchiate, 

compresse e rivestite da un accompagnamento sonoro 

che magnetizza e fluisce 

senza alcuna reale interruzione

né spazio per la melodia 

ma solo per l’aridità del ritmo.

“Femina” è lo spazio di traduzione e allucinazione

in quadro scenico di possibili forme e nomi 

del donnesco e femmineo mondo contemporaneo.

 

M.A.

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