Paola Bianchi

TITOLO FABRICA
AUTRICE PAOLA BIANCHI 
INTERPRETI PAOLA BIANCHI (danza), STEFANO MURGIA (suono)

 

FABRICA si muove in quei territori industrializzati che comprendono fabbriche tuttora operanti, edifici a cui è stata cambiata la destinazione d’uso o edifici abbandonati. I corpi che li hanno abitati, vissuti, subiti portano in sé archivi di movimenti obbligati, una partitura di gesti dettata dal lavoro (lavoro  deriva dal latino labor il cui significato - in questo caso significativo - è pena, sforzo, fatica, sofferenza). I gesti reiterati per anni si insinuano tra le pieghe dei muscoli, dei tendini, delle ossa. Il capitale modifica i corpi con il lavoro della fabbrica, lo educa, lo disciplina secondo una logica di asservimento al capitale stesso. FABRICA non prevede compassione. C’è assunzione per mezzo di destrutturazione. Cosa significa allora trasformare un gesto produttivo in un gesto che non produce materia, un gesto che trasforma, che crea materia, in un gesto che crea qualcosa di immateriale? La trasformazione fisica e fisiognomica degli esseri umani, e la trasformazione dei luoghi e degli spazi, raccontano una trasformazione della società e lo fanno andando a toccare radici profonde, archivi che si sommano e si compenetrano. L’indagine allora prevede una serie di incontri con operai e operaie di diverse generazioni, uno scavo negli archivi mnemonico-corporei di donne e uomini che hanno abitato le fabbriche - una raccolta di gesti e storie -, senza dimenticare di interrogare quei luoghi dismessi o funzionanti perché lo spazio abitato determina i corpi che si muovono in quello spazio e, quello spazio, determinerà il disegno coreografico.

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