di / by MICHELE ABBONDANZA e ANTONELLA BERTONI
coreografia / choreography ANTONELLA BERTONI
regia / direction MICHELE ABBONDANZA
con / with CRISTIAN CUCCO e FILIPPO PORRO
disegno luci / lithing desgin ANDREA GENTILI
direzione tecnica / technical direction CLAUDIO MODUGNO
musiche / music BYETONE – DEATH OF A TYPOGRAPHER
sound design GIACOMO PLOTEGHER
consulenza musicale / musical consulting MARCO DALPANE
organizzazione, strategia e sviluppo / organization, strategy and development DALIA MACII
amministrazione e coordinamento / administration and coordination FRANCESCA LEONELLI
comunicazione e ufficio stampa / communication and press office FRANCESCA VENEZIA
produzione / production COMPAGNIA ABBONDANZA/BERTONI
con il sostegno di / with the support of MiC - MINISTERO DELLA CULTURA, PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, COMUNE DI ROVERETO, FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TRENTO E ROVERETO
con il contributo di / contributed by CASSA RURALE VALLAGARINA BCC
si ringrazia / thanks to DANIO MANFREDINI, NADEZHDA SIMEONOVA, ORLANDO CAINELLI
Rossela Battisti, << RumorScena >> settembre 2024
"Creare su un soggetto a tema può essere un sentiero scivoloso, soprattutto quando c'è un precedente molto riuscito che crea aspettative. Ma il rodato duo vive nel motto "paura non avere" e si lancia volentieri in nuove avventure, senza tener conto di formati o successi passati. Identico è l'approccio astratto, minimalista della coreografia (...). Viro si contrae a due personaggi, abbassa le luci, si ingrigisce come i capelli degli interpreti, che abitano vestiti ambigui (...). Un po' ragazzi e un po' uomini fatti che non sanno rinunciare all'eterna giovinezza. Un po' maschi ma con una spruzzata di femminino. Liquidi. Come appare l'identità del maschio contemporaneo."
"Viro": il maschio è un centauro grigio, malinconico e ferito
Viro è un mostro, una creatura tagliata in due che ignara dello scisma, amplifica sdoppiandosi, la sua natura eroicamente autocompiaciuta e depressa. Moderno ferito centauro, contemporaneamente tata tatillo tatone*, virile e virale perché splendidamente banale; bello, sbarbato e ben pettinato, bipolarmente orientato, trascina le sue due parti in una sinergica continuità fisicamente sgrammaticata; con velleitaria movenza elegantemente chip, sciorina buone maniere da social e nel tormento di un pressante ritmo sonoro, agisce i suoi tic gestuali senza mai scomporre il grigio canna di fucile della capigliatura. Con i suoi pensieri, spettinati quelli sì, sfida gli interpreti e le loro maschere nel ciclo continuo dell’incarnarsi in forme nuove, attraverso il destino di una partitura spietata, del resto accessibile ed esigibile solo in uno stato di apnea creativa, unico lasciapassare verso il nuovo stato di coscienza gemellare e lobotomizzato. Blasfemo offertorio di un’eucarestia ribaltata di carne che diventa ostensione maschile senza soffio e spirito, inessenziale e vuota.
*Tata, tatillo, tatone=(Reg) I tre nomi sono impiegati nella lingua napoletana, per designare la figura paterna, seppur con alcune oscillazioni di significato.
Michele Abbondanza
Fitto tratteggio, che a tratti diventa uno scarabocchiare, per un’esposizione dell’Uomo contemporaneo in forma coreografica, attraverso stereotipi e luoghi comuni. La composizione, presa in prestito dalla realtà, è a tratti chirurgica, evoca un tempo estraneo che sa di indeterminatezza, dove fa capolino un’ironia sottile e paradossale a commento di alcune ossessioni della contemporaneità. I gesti appartengono a un istinto collettivo, nel quale ognuno riconosce i segni dell’altro. Due danzatori in scena, uguali, specchi opposti che si confrontano. Due avatar rappresentanti della specie della mascolinità minuscola. Due minuscolisti. In aderenza continua alla musica elettronica di Byetone che nel suo essere quadrata impone il proprio ritmo al racconto, Viro è una partitura sociologica per leggere il nostro tempo e forse comprenderlo, in modo ambivalente come il teatro sa fare.
Antonella Bertoni
Olaf Bender aka Byetone è uno dei padri della musica techno, recentemente inserita nel patrimonio immateriale dell’umanità. Animatore della scena berlinese come musicista e fondatore dell’etichetta discografica Raster Noton con Frank Bretschneider e Alva Noto la sua musica è divenuta presto un punto di riferimento nel panorama techno ed elettronico. Death of a Typographer è opera radicale ma ancora “umana”, fluida, vicina ai ritmi del corpo e capace di generare emozioni. Un classico di questo genere musicale un tempo relegato all’ambito della sottocultura urbana e oggi entrato definitivamente a far parte dell’orizzonte sonoro contemporaneo.
Marco Dalpane