un progetto di
ANTONELLA BERTONI
regia
MICHELE ABBONDANZA
coreografie, scene e costumi
ANTONELLA BERTONI
con
PATRIZIA BIROLO e ANTONELLA BERTONI
luci
ANDREA GENTILI
organizzazione e ufficio stampa
DALIA MACII e FRANCESCA LEONELLI
produzione
COMPAGNIA ABBONDANZA/BERTONI
con il sostegno di
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO – SERVIZIO ATTIVITA’ CULTURALI
COMUNE DI ROVERETO - ASSESSORATO ALLA CULTURA
un ringraziamento speciale a
MIMMA VILLARI
La compagnia é sovvenzionata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali
durata 55' - anno di creazione 2010
Da sempre affascinati dalle forme e dal multiforme, iniziamo una collaborazione con degli interpreti straordinari (“fuori dall’ordinario”).
Ognuno di loro è portatore sano di un handicap e ognuno di noi portatore malato della nostra salute: proveremo a scambiarci le rispettive portate.
(M. A.)
Ho conosciuto Patrizia Birolo in una serie di incontri laboratorio tenuti per il gruppo La Girandola di Torino. Guardandola lavorare ho colto con intensità quanto un corpo e una persona potessero esprimere un umore “ballerino”. Mi è parso di intravedere la sua vita essere una mancanza della sua vita, e questo ha causato un disorientamento della mia corporeità. Da qui il desiderio di scrivere una partitura con lei. Un viaggio tra le immagini è sempre un incantamento, dove il cammino tra un essere e l’altro si fa più corto.
Le sequenze coreografiche, le brevi storie di relazione, saranno occasioni preziose per riscrivere altre più vecchie storie. Senza descrivere né commentare, registreremo gli accadimenti come specchi puliti, pellicole vergini, superfici vuote senza perdere l’incertezza, cosa preziosa della vita.
(A. B.)
La restituzione, in teatro, del disagio fisico e mentale, spesso e purtroppo si traduce in risultati pietistici e grotteschi, dove i protagonisti, portatori dell’handicap quale esso sia, appaiono come macchiette private delle loro dignità e intimità, a maggior ragione se posti in contrasto con i professionisti che condividono la stessa scena. E’ un percorso difficile e complesso, quello che porta a trasformare le seppur buone intenzioni in opere di valore artistico. Succede , però, a volte. Succede certamente nello spettacolo Le fumatrici di pecore.
[…] riflette un’urgenza reciproca e ugualmente intensa, delle due ballerine, di essere, insieme , sul palco , in un momento che dura il tempo di un’ora , ma che dà l’impressione di affondare le sue radici, e contemporaneamente di proseguire, nel tempo dell’esistenza in vita delle due donne. Pecore entrambe, biblicamente smarrite, ognuna nella sua diversa abilità all’esistenza, Bertoni e Birolo danzano la quotidianità con le debolezza del singolo e la forza dell’unione, della condivisione di destini diversi , dolori simili, risate uguali, abbracci che leniscono ferite, mani che sorreggono.
Claudia Gelmi, « Corriere del Trentino » , 5 luglio 2011
Il disorientamento, d’altronde, è la chiave da cui parte il bellissimo duo che ci regala la visione stravagante insita nel titolo […] è un duo speciale, che resta nel cuore. Bertoni è una danzatrice tra le più toccanti della danza italiana: il suo muoversi in scena è portavoce dell’umanità del ballare, affidata a lunghe braccia che accarezzano lo spazio con qualità ora amorosa ora dolente, mai meramente tecnica, umanità di cui dice un corpo sottile e forte, specchio di un pensiero. Patrizia e Antonella ci parlano del teatro, di cosa significa scegliersi uno spazio dove cominciare, della fiducia che è necessaria per percorrere un tratto di vita assieme, di ciò che si può scoprire nell’ altro […] il divertimento e l’affetto, la reale fatica fisica di stare in scena e la bellezza della danza, tutto si mischia con ritmo e tempi teatrali sapienti […] per un lavoro che ha commosso il pubblico come un risveglio.
Francesca Pedroni, « Il manifesto », 3 luglio 2011
Sacerdotesse laiche di culti misterici. Operaie o recluse, sane o entrambe folli [...] combattenti di una pacifica guerra tra sanità e malattia, verità e sogno, realtà e fantasia. [...] E’ questo il grande pregio dello spettacolo: la capacità di far saltare il circuito dolente della realtà attraverso la resistenza, quella di due donne che devono e vogliono resistere. E non importa che una sia professionista e l’altra no: la risata, l’entusiasmo, la forza dei loro corpi, delle loro anime e dei loro pensieri è la stessa. Ed è leggera e impalpabile come fumo, ma potente e tenace come quella di ogni essere umano.
Betty Paraboschi, « Libertà » , 16 gennaio 2011
E’ quasi riduttivo parlare di spettacolo per Le fumatrici di pecore nonostante la compiutezza registica messa in atto da Michele Abbondanza. Quello che veramente emerge qui è l’esperienza, il confronto allo specchio, le domande nei confronti delle due interpreti che coraggiosamente si sono messe a nudo. E, guarda caso, l’interprete più destabilizzata sembra essere Antonella, costretta ad azzerare le certezze e le strutture di una più che ventennale brillante carriera per raccontare questo incontro. Osmotico e prezioso.
Maria Luisa Buzzi, « Danza&Danza » , dicembre 2010
In principio era la conquista di uno spazio, poi è diventata la rivelazione di una speciale solidarietà umana e femminile, accesa dall’unità minima di un gesto e sviluppata in infinite traiettorie. Con “Le fumatrici di pecore” [...] va in scena un nuovo emozionante lavoro della compagnia Abbondanza/Bertoni.
La dimensione del gioco è immensa conquista quotidiana in un’esistenza circoscritta da sbarre e martoriata da limiti materiali o invisibili.
Cammini interiori e fisici dove i confini tra teatro, danza e vita diventano sempre più labili, quasi inesistenti.
Isabella Rossi, « UmbriaLeft.it » , 2 novembre 2010
Davanti a un pubblico attento ed inizialmente “spiazzato” le due donne hanno scardinato i luoghi comuni della limitatezza legata alla fisicità ed all’individualità, per affermare un’identità fatta di gesti che diventano sentimenti. I limiti fisici e mentali sono sbarre che è possibile abbattere.
Monica Rosati, « ASCA.it » , 2 novembre 2010
"Stavolta, recensire, più che una volontà professionale, è un inevitabile dovere. Perché ad assistere a Le Fumatrici di pecore, gemma straziante e delicata di poesia, ci siamo trovati di fronte a qualcosa senza capo, senza coda, senza tempo, senza ritmo, senza trama, senza pace. (...) Antonella Bertoni, coreografa di fama internazionale, ha deciso di farsi collaborare da Patrizia Birolo, che di internazionale ha l’anima e dunque, non ha bisogno di parole. (...) Si sono sorrette, dall’inizio alla fine, in questo incontro con il pubblico, regalandogli momenti di imbarazzante pudore, debordante tenerezza, luttuosa allegria. E due grandi abilità: scontata, la prima; inimmaginabile, la seconda. Ma, mai, durante la rappresentazione, che una abbia potuto fare a meno dell’altra. E non perché lo spettacolo, altrimenti, non avrebbe avuto senso, ma perché è proprio così." «Meglio Meno» di Luigi Scardigli, 21 aprile 2024