Hyenas

di
MICHELE ABBONDANZA e ANTONELLA BERTONI
coreografie in collaborazione con
MARCO BISSOLI, ELEONORA CHIOCCHINI, CRISTIAN CUCCO, LUDOVICA MESSINA, FRANCESCO PACELLI
con
SARA CAVALIERI, CRISTIAN CUCCO, LUDOVICA MESSINA, FRANCESCO PACELLI, SERENA PEDROTTI 
disegno luci e direzione tecnica
ANDREA GENTILI
elaborazioni musicali e collaborazione al progetto
TOMMASO MONZA
audio live
ANTONELLA BERTONI
collaborazione alla drammaturgia
DANIO MANFREDINI
realizzazione maschere
NADEZHDA SIMEONOVA
esecuzione tecnica
CLAUDIO MODUGNO
organizzazione
DALIA MACII
amministrazione e coordinamento
FRANCESCA LEONELLI
stampa e comunicazione
SUSANNA CALDONAZZI
produzione
COMPAGNIA ABBONDANZA/BERTONI
con il sostegno di
MiBACT - DIREZIONE GENERALE PER LO SPETTACOLO DAL VIVO
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO – SERVIZIO ATTIVITA’ CULTURALI
COMUNE DI ROVERETO - ASSESSORATO ALLA CULTURA
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI TRENTO E ROVERETO

Hyenas è un ballo in maschera. Cinque personaggi arrivano sul palcoscenico di un teatro. Agiscono ciclicamente una presentazione, una preparazione, un ballo. Attraverso successivi smascheramenti evocano dei quadri generazionali anche legati al mondo giovanile contemporaneo esprimendo così le diverse modalità del loro essere: da una parte l’uniformità “global” del gregge e il suo bisogno di contatto col tribale, l’archetipo e il mito; dall’altra il violento e solitario ghigno della iena. 

Citazioni e note:

 “Datemi una maschera e vi dirò la verità” O. Wilde 

Se il volto è il teatro dell’uomo, la maschera è la scenografia che lo copre. Il viso appare di faccia, si chiama “la faccia” e per questo può scegliere di essere “di facciata” o sfacciato. Senza faccia. 
Con una maschera quindi. Indaghiamo la relazione tra questi due “visi”, uno nudo e uno mascherato, dando forma e sviluppo alla tensione tra la rigidità della maschera e il segreto che dietro vi si cela. Il processo è quello di far avvenire e agire più livelli di camuffamento, humus ideale per le nostre iene, per poter agire e far agire nel nascondimento dell’essere umano e del suo più profondo sentire. 

Con la metafora di un ballo in maschera intendiamo mettere in scena volti dell’umanità contemporanea e la sua fondamentale incapacità al silenzio. Forse esso appartiene solamente alla maschera: stato finale dove può confluire e finire quella meravigliosa metamorfosi che è l’espressione di ogni volto e corpo. 

“L’uso, comune a tutte le lingue europee, della parola persona per indicare l’individuo umano è, senza saperlo, pertinente: persona significa, infatti, la maschera di un attore, e in verità nessuno si fa vedere com’è; ognuno, invece, porta una maschera e recita una parte”. A. Schopenhauer

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